Maria Luisa Pellizzari nuovo vice capo Vicario della Polizia

Maria Luisa Pellizzari vice capo vicario della PoliziaMaria Luisa Pellizzari è il nuovo vice capo vicario della Polizia, prima donna a ricoprire il prestigioso incarico. Contestualmente, il Consiglio dei ministri, su proposta del ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, l’ha nominata prefetto.

Proprio ieri, in occasione della presentazione del Calendario 2021 della Polizia di Stato, il capo della Polizia Franco Gabrielli, parlando del ruolo delle donne nella nostra Amministrazione, aveva sottolineato il fondamentale ruolo che da oltre 60 anni hanno nella Polizia di Stato ricoprendo ruoli fondamentali ad ogni livello.

Il neo vice capo vicario della Polizia, nella sua carriera, ha ricoperto delicati incarichi investigativi e gestionali.

Laureata all’Università degli Studi di Padova nel 1983, ha iniziato la sua carriera nella Polizia di Stato nel 1985 come vice commissario e, nel 2017, ha raggiunto la massima qualifica di dirigente generale di Pubblica Sicurezza.

Nel corso della sua vita professionale ha diretto uffici investigativi alla Direzione centrale anticrimine, sino a diventare il direttore del Servizio centrale operativo (Sco), e alla Direzione investigativa antimafia; prima di tali incarichi, Maria Luisa Pellizzari aveva conseguito importanti risultati al Centro interprovinciale criminalpol “Lazio-Umbria- Abruzzo” e alla Squadra mobile di Roma.

Ha inoltre coordinato le indagini che hanno portato all’arresto degli esecutori della strage di Capaci, alla cattura di numerosi latitanti mafiosi, tra cui Luca Bagarella, e importanti operazioni contro la criminalità organizzata e il terrorismo.

Nel 2012, da capo dello Sco, si è occupata delle indagini che hanno portato alla liberazione dell’imprenditore edile Andrea Calevo, sequestrato e tenuto incatenato per 15 giorni in uno scantinato.

Il Prefetto Pellizzari, nel corso della sua poliedrica esperienza quale funzionario e dirigente di Polizia, è stata direttore del Servizio polizia stradale, vice direttore della Scuola superiore di Polizia, direttore dell’ispettorato di Ps al Senato e, da ultimo, direttore Centrale degli Istituti di istruzione.

Truffe: capi firmati inesistenti venduti online

Lo sfruttamento di uno dei social network più utilizzati dai giovani – Instagram – e la chiusura dei negozi per il lockdown dovuto alla pandemia, che ha portato molta più gente a fare acquisti su Internet. 
Questa la condizione da cui sono partiti i componenti di una banda di truffatori.
Oltre 2mila utenti truffati e, tra questi, ci sono 1.600 adolescenti; questo è il risultato dell’operazione “Safe social” della Polizia postale di Bologna e Milano che ha portato alla denuncia di 12 persone, cinque delle quali sono state arrestate, per associazione per delinquere finalizzata alla truffa aggravata.

Gli autori dei raggiri agivano su Instagram per vendere capi di abbigliamento, soprattutto a giovani e giovanissimi di tutta Italia, con un giro d’affari che in un anno ha fruttato oltre 250mila euro. Le vittime venivano attratte dall’offerta di capi alla moda dal modesto valore commerciale; i criminali sfruttavano anche il fatto che, negli ultimi mesi, molti esercizi commerciali al dettaglio erano chiusi a causa dell’emergenza coronavirus, lanciando ai massimi livelli le vendite online.

La banda aveva base nell’hinterland milanese (Rozzano, Buccinasco, San Donato Milanese, Lacchiarella) e lavorava sin dal 2018, con un picco nei mesi scorsi.
Utilizzando profili Instagram con migliaia di follower attiravano i ragazzi, proponendo capi di abbigliamento di marca, scontati. 
Gli utenti, accuratamente selezionati, venivano contattati su Instagram e convinti ad acquistare utilizzando carte prepagate. Successivamente i truffatori, con altri profili social, ricontattavano le vittime persuadendole a effettuare un nuovo pagamento, con scuse varie, come spese di dogana o problemi fiscali. 

L’analisi dei movimenti di denaro sulle 15 carte prepagate utilizzate per raccogliere i proventi dell’attività, incrociata con i tabulati telefonici della banda, ha consentito di identificare le 2.400 vittime.
Tutti gli indagati sono stati sottoposti a perquisizione personale e domiciliare; cinque di questi, che hanno avuto un ruolo ben definito nell’associazione criminale, sono stati messi agli arresti domiciliari, con divieto di utilizzo di apparecchiature telefoniche e informatiche. 
Sono stati inoltre sequestrati i profili Instagram truffaldini, le carte prepagate e i conti correnti dove venivano riversati i proventi illeciti.

Donatella Fioroni