Il capo della Polizia Vittorio Pisani, questa mattina, a Napoli ha partecipato in questura alla cerimonia d’intitolazione della sala riunioni della Squadra mobile alla memoria del primo dirigente della Polizia di Stato Mario Bignone, investigatore dalle eccezionali qualità professionali ed umane, scomparso a Palermo il 21 luglio 2010.
L’intitolazione si è svolta alla presenza della signora Giovanna Geraci, vedova del funzionario Mario Bignone, del questore di Napoli Alessandro Giuliano e dei colleghi e amici che per molti anni hanno collaborato con Bignone a importanti indagini e alla cattura di latitanti.
Il capo della Polizia Pisani, che per oltre 7 anni ha diretto la Squadra mobile partenopea, nel suo intervento conclusivo ha ricordato lo spessore professionale e umano di Mario Bignone, con cui ha condiviso molte operazioni di Polizia e catture di pericolosi latitanti, anche all’estero. Il prefetto Pisani ha sottolineato come “Mario era un ragazzo splendido, dedito al servizio in maniera encomiabile. Mi dispiace oggi non potermi avvalere della sua collaborazione, sarebbe stata per me una grande gioia. Lui però è presente, di fatto, con il suo esempio. Tutti noi che abbiamo lavorato insieme a lui non possiamo dimenticare i valori che ci ha trasmesso e la sua dedizione al lavoro. Abbraccio Giovanna a nome della grande famiglia della Polizia di Stato”.
La targa, che da oggi campeggia fuori dalla sala riunioni della Squadra Mobile, è il riconoscimento ad un poliziotto che è sempre stato in prima in linea nella lotta alla criminalità. Il suo nome sarà da esempio per le giovani generazioni di investigatori di via Medina.
Napoletano di nascita, Bignone era entrato in Polizia alla fine del 1990 come ispettore ed era stato assegnato, al termine del corso di formazione, alla sezione omicidi della Squadra mobile di Napoli svolgendo numerose indagini sulla camorra, nei confronti soprattutto della cosiddetta “alleanza di Secondigliano”. Nel 1999, proprio per una “cattura eccellente” è stato promosso per meriti straordinari alla qualifica di Ispettore superiore.
Nel 2002, diventato commissario, viene assegnato alla Squadra mobile di Palermo dove ha portato a termine importanti operazioni contro la mafia catturando latitanti di rilievo, al punto da essere promosso una seconda volta per meriti straordinari, alla qualifica di primo dirigente. La sua brillante carriera si è conclusa a soli 44 anni per una grave malattia.