Postale: chiusi i siti che istruivano i terroristi solitari

postale siti chiusiContenuti online utilizzati come materiale “didattico”, diffusi in Rete per ispirare e commettere attacchi terroristici, in particolare manuali digitali e guide per costruirsi in casa le armi da utilizzare nei raid, destinati ai “lupi solitari” sparsi per il mondo.

Questo genere di materiale è stato l’obiettivo dell’azione operativa, promossa da Europol e condotta dal Servizio polizia postale e delle comunicazioni, denominata “Rad – Refferral action day on instructional material online”, al termine della quale sono stati rimossi dal web tutti i contenuti sospetti.

In particolare sono stati rimossi 1.724 indirizzi web riconducibili a 113 piattaforme digitali utilizzate per la propaganda jihadista e 182 Url (Uniform resource locator – testo digitato nella barra degli indirizzi del browser) su 67 piattaforme web nell’ambito dei contenuti riferibili all’area dell’ultradestra ed antagonista/anarchica.

L’Action day ha coinvolto le unità specializzate del Centro europeo antiterrorismo (Ectc – European counter terrorism centre), e i rappresentanti di 18 Paesi, 13 dei quali appartenenti all’Unione europea.

Il materiale oggetto d’indagine è stato individuato dagli esperti della Sezione cyberterrorismo del Servizio Polizia postale, che in alcuni casi hanno anche accertato la presenza di istruzioni su come rimanere anonimi online ed evitare di essere individuati durante la pianificazione di un attacco terroristico.

“Queste attività, promosse nell’ambito della cooperazione internazionale – ha detto il direttore della Polizia postale Nunzia Ciardi – assumono una valenza fondamentale per il contrasto al terrorismo online di qualsiasi matrice, non solo sotto il profilo investigativo, quanto soprattutto per la valorizzazione dell’azione preventiva, che attraverso l’individuazione e la rimozione di contenuti online connotati da una particolare pericolosità sociale, riesce a disinnescare i propositi di attori solitari spesso difficili da individuarsi in via precoce”.

Sergio Foffo

Tassi fino al 240 per cento, fermata a Roma una banda di usurai

Prestavano soldi a tassi impossibili, che arrivavano fino al 240 per cento l’anno, e per incutere terrore nei loro “clienti” millantavano l’appartenenza alla Banda della Magliana o legami con le famiglie dei Casalesi o dei Casamonica, arrivando fino alla ‘Ndrangheta.

La banda di usurai è stata smantellata questa mattina con l’esecuzione delle sette misure cautelari emesse dal Giudice per le indagini preliminari (Gip) del tribunale di Roma, al termine dell’operazione “Money box”. L’attività investigativa è stata svolta dalla Squadra mobile della Capitale con il coordinamento del “pool antiusura” della Procura della Repubblica di Roma.

Gli indagati sono accusati di usura, estorsione, riciclaggio, autoriciclaggio, esercizio abusivo di attività finanziaria e favoreggiamento reale; tre di loro sono finiti in carcere, altrettanti agli arresti domiciliari mentre al settimo è stato notificato l’obbligo di firma.

L’indagine, che si è sviluppata tra la fine dello scorso anno e i primi mesi del 2020, ha fatto luce sull’attività illecita del gruppo criminale, che aveva come base operativa un box adibito alla vendita di accessori per auto situato all’interno del mercato di Porta Portese.

Le vittime degli usurai erano in prevalenza piccoli imprenditori e persone in difficoltà economica che, non riuscendo ad ottenere finanziamenti attraverso i canali legali, si affidavano all’illegalità nella speranza di riuscire a saldare il debito in poco tempo; purtroppo spesso ciò non era possibile, a causa degli interessi altissimi, e dopo pochi mesi, il debito si raddoppiava o triplicava.

Non avendo più nulla da perdere qualche vittima ha deciso di denunciare gli aguzzini, dando così origine all’attività investigativa.

All’interno del gruppo c’era chi aveva il compito di prestare il denaro, mentre altri avevano quello di riscuotere i debiti. Uno di loro aveva, invece, l’incarico di mettere all’incasso gli assegni che le vittime avevano lasciato a garanzia dei loro prestiti; per fare questo sfruttava la copertura fornita dalla propria impresa edile, grazie alla quale giustificava le entrate come saldo di fatture.

L’attività dei criminali non si è interrotta nemmeno con l’emergenza Covid-19, durante la quale gli usurai si erano organizzati andando a riscuotere le “rate” direttamente a domicilio.

Sergio Foffo