Da oggi diventa obbligatorio il “seggiolino antiabbandono”

Seggiolini per bambiniDa oggi, per i conducenti di veicoli, residenti in Italia che trasportano bambini di età inferiore a 4 anni, è obbligatorio l’utilizzo del dispositivo per prevenire l’abbandono dei bambini nei veicoli chiusi, il cosiddetto seggiolino antiabbandono.

L’obbligo è previsto dalla legge 157 del 19 dicembre 2019, che ha fissato il termine del 6 marzo 2020 come ultima data per l’obbligo di installazione dei dispositivi.

Perché tale dispositivo sia a norma è necessario che le caratteristiche tecniche, costruttive e funzionali rispondano ai criteri fissati dal decreto del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti del 2 ottobre 2019, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, Serie Generale n. 249 del 23 ottobre 2019 e in particolare, alle prescrizioni elencate nell’allegato A del medesimo decreto.

Non è necessario che i dispositivi siano della stessa marca del seggiolino. Infatti, secondo l’art. 3 del citato decreto, gli stessi possono essere indipendenti sia dal sistema di ritenuta che dal veicolo.

Pur non essendo obbligatorio la Polizia stradale consiglia di portare sempre al seguito il certificato di conformità rilasciato dal produttore del seggiolino per agevolare eventuali operazioni di controllo da parte degli organi di polizia. La conformità, infatti, non deve essere dimostrata dal conducente, ma verificata dagli agenti preposti al controllo.

Ricordiamo che l’utilizzo di un dispositivo non conforme o non funzionante è vietato dal codice della strada, che prevede l’applicazione di una sanzione pecuniaria nei confronti del conducente con una decurtazione di 5 punti sulla patente.

Tuttavia, qualora a bordo del veicolo sia presente anche una persona maggiorenne tenuta alla sorveglianza del minore, la responsabilità dell’uso del dispositivo antiabbandono compete a questo passeggero e non al conducente. In questo caso si applica la sanzione pecuniaria senza decurtazione di punteggio.

Phishing: le truffe informatiche legate al Coronavirus

PhishingSfruttando le preoccupazioni che il Coronavirus sta generando tra le persone, i criminali del web stanno approfittando di questo momento di vulnerabilità per colpire le ignare vittime con attività di Phishing legate al COVID-19.

L’ultima in ordine di tempo, scoperta dalla Polizia postale e delle comunicazioni, riguarda una campagna di frodi informatiche attraverso l’inoltro di email a firma di una tale dottoressa Penelope Marchetti, presunta “esperta” dell’Organizzazione mondiale della sanità in Italia. I falsi messaggi di posta elettronica, dal linguaggio professionale ed assolutamente credibile, invitano le vittime ad aprire un allegato infetto, contenente presunte precauzioni per evitare l’infezione da Coronavirus. Il malware, della famiglia “Ostap” e nascosto in un archivio javascript, mira a carpire i nostri dati sensibili.

Il Centro nazionale anticrimine informatico per la protezione delle infrastrutture critiche (Cnaipic) della Polizia postale, aveva rilevato, subito dopo il diffondersi della paura per il Coronavirus, una campagna di false email, apparentemente provenienti da un centro medico e redatte in lingua giapponese, le quali, con il pretesto di fornire aggiornamenti sulla diffusione del virus, invitavano ad aprire un allegato malevolo che mirava ad impossessarsi delle credenziali bancarie e dei dati personali della vittima.

Successivamente, veniva scoperta un’altra attività di Phishing che invitava ad aprire un file “zip” contente documenti excel, che diffondeva un virus di tipo RAT, chiamato “Pallax”. A seguito dell’inconsapevole click, questo pericoloso virus (venduto per pochi dollari negli ambienti più nascosti del darkweb fin dal 2019) consentiva agli hacker di assumere il pieno controllo del dispositivo attaccato, spiando i comportamenti della vittima, rubando dati sensibili e credenziali riservate, nonché, assumendo il controllo della macchina attaccata in maniera assolutamente “invisibile”.

Gli specialisti della Polizia postale individuavano anche un altro virus RAT, dal funzionamento simile, che nascosto dietro un file chiamato CoronaVirusSafetyMeasures.pdf, assumeva il controllo del dispositivo infettato, trasformandolo, all’insaputa della vittima, in un computer zombie, gestito da remoto da un computer principale per effettuare successivi attacchi informatici in tutto il mondo.

L’invito della Polizia postale è di diffidare da questi e da simili messaggi, evitando accuratamente di aprire gli allegati che essi contengono e di segnalare eventuali trntativi di Phishing al Commissariato di P.S. online.

Fermato il “santone” di Forlì

Approfittava della vulnerabilità delle persone dovuta a lutti, malattie o situazioni di disagio psicologico, e le ingannava riferendo di aver percepito in loro la presenza di spiriti maligni e di altre negatività; tali condizioni, se non allontanate, avrebbero potuto provocare gravi conseguenze.

L’uomo, un 78enne che operava in un immobile di sua proprietà nel centro di Forlì, al termine dell’indagine condotta dalla Squadra mobile e dal Servizio centrale operativo, è stato indagato per i reati di truffa aggravata, violenza sessuale ed esercizio abusivo della professione medica; l’immobile è stato sottoposto a sequestro preventivo.

L’attività investigativa ha accertato che l’indagato, nel corso dei decenni, aveva strutturato un’organizzazione di tipo settario a sfondo religioso fondata su di lui, che era diventato una sorta di santone dotato di poteri eccezionali.

Per “guarire” i suoi pazienti il presunto guru inscenava rituali di benedizione e di preghiere, ed effettuava anche energiche digitopressioni su varie parti del corpo, provocando spesso forti dolori, spasmi, conati di vomito e lividi.

Inutile sottolineare che il 78enne non aveva né la laurea in medicina né attestati relativi a corsi di pranoterapeuta; ciononostante “curava” abitualmente problemi di salute emettendo diagnosi e prescrivendo cure anche con medicinali di libera vendita.

Dall’indagine è inoltre emerso che in alcuni casi, durante le sedute, il santone palpeggiava le parti intime dei suoi pazienti.

Il giro d’affari dell’indagato ammontava a svariate migliaia di euro al mese, grazie alle circa 25 persone al giorno che frequentavano il suo studio.

Napoli: al rione Sanità sport e legalità con le Fiamme Oro

fiamme oroAl rione Sanità, a Napoli, le Fiamme Oro aprono i battenti per portare, attraverso lo sport, gli ideali di legalità cercando di attrarre i giovani alla pratica di discipline sportive come il pugilato e il judo e toglierli dalle insidie della strada. Oggi, infatti, con la firma del protocollo a Palazzo San Giacomo, tra la Polizia di Stato e le autorità municipali, i ragazzi seguiti da istruttori e tecnici altamente qualificati e titolati del gruppo sportivo della Polizia di Stato, avranno modo di apprendere l’importanza del rispetto delle regole, dell’onore, della disciplina e della legalità. Le regole dello sport sono regole per la vita; le leggi che governano una competizione sportiva abituano i giovani a perdere o vincere ma sempre rispettando sé stessi e gli avversari, senza prevaricare o scegliere scorciatoie illegali.

“Le Fiamme Oro hanno come fine statutario quello di perseguire la legalità attraverso lo sport. E lo facciamo con strutture sportive che tendono ad attrarre giovani, togliendoli dalla strada, per praticare discipline particolarmente attrattive per loro, come il pugilato, il judo o gli altri sport di combattimento”. Così il presidente del gruppo sportivo Fiamme Oro, Francesco Montini, a margine della firma dell’intesa per la concessione in uso gratuito del primo piano di un immobile della III Municipalità da destinare alla pratica dell’attività sportiva a favore dei giovani del rione Sanità. La convenzione avrà una durata di sei anni, prorogabile per ulteriori sei.

L’intesa, in sala giunta, è stata siglata anche dal questore di Napoli Alessandro Giuliano e dal sindaco Luigi de Magistris.

Si tratta, spiega il Questore, “Di una cosa di straordinaria importanza per noi. Anche la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese stamane ha detto che occorre fare uno sforzo collettivo per le giovani generazioni. Le Fiamme Oro della Polizia di Stato da anni qui a Napoli fanno questo, quella che noi riteniamo essere la vera prevenzione”.

Mazzette per lavori pubblici, 11 arresti a Messina

intercettazioniLa notte di Capodanno del 2019 la saracinesca di una tabaccheria di Messina, nel quartiere Camaro, veniva raggiunta da alcuni colpi di arma da fuoco.

La Squadra mobile avviava subito un’indagine, ipotizzando che l’episodio fosse un segnale intimidatorio rivolto ai titolari dell’esercizio commerciale per una possibile estorsione.

L’attività investigativa, denominata “Ottavo cerchio” evidenziò invece l’esistenza di un sistema di corruzione che coinvolgeva soggetti operanti sia nel settore pubblico che in quello privato.

In particolare, appare coinvolto nell’indagine, un funzionario del Genio civile di Messina, il quale, in cambio di denaro, favoriva alcune ditte edili nell’aggiudicazione di lavori pubblici.

L’operazione ha portato ad indagare 14 persone, delle quali 11 sono state arrestate con le accuse di corruzione, rivelazione di segreto d’ufficio e fittizia intestazione di beni.

È in corso di esecuzione anche il sequestro preventivo del complesso di beni e utilità economiche di una società commerciale.

Grazie alle intercettazioni telefoniche e ambientali gli agenti della Mobile hanno registrato le conversazioni degli indagati che parlavano delle tangenti; in alcuni casi le mazzette sarebbero state pagate con soggiorni in alberghi, cene, auto d’epoca, e addirittura con l’assunzione di una persona.