Si muovevano da Marsiglia in Francia, e colpivano in Italia e Spagna nelle località di confine.
Si tratta di un gruppo di ladri di bancomat, 6 in totale, di origine magrebina ma residenti in Francia, che sono stati individuati dalla Polizia di Imperia in collaborazione con la Police nationale francese.
Sinora sono 35 le vittime accertate; più spesso turisti o persone anziane alle prese con sportelli bancomat o con pompe di benzina automatiche.
L’obiettivo della banda, che in Italia colpiva nelle province del Nord, era individuare un utilizzatore di bancomat, distrarlo sottrarre il bancomat, individuare il pin ed utilizzarlo velocemente, per prelievi che gli investigatori hanno stimato in diverse decine di migliaia di euro.
Un settimo componente della banda è stato arrestato in Spagna per altri reati mentre gli altri sei, una volta individuati dal team misto di poliziotti italiani e francesi, sono stati fermati a Marsiglia.
Le indagini sono durate circa un anno e al termine le procure di Imperia e Marsiglia hanno deciso gli arresti.
I componenti del gruppo criminale si muovevano quasi sempre in coppia per poter meglio distrarre la vittima e sottrarre carta e codici di accesso.
Un convegno sul tema delle discriminazioni dal titolo “Le vittime dell’odio” si è tenuto oggi a Roma presso la Sala polifunzionale della Presidenza del Consiglio dei ministri alla presenza del capo della Polizia Franco Gabrielli.
Dopo un video iniziale della testimonianza della senatrice Liliana Segre, superstite dell’olocausto e attiva testimone della Shoah italiana, Vittorio Rizzi, direttore centrale della Polizia criminale e presidente dell’Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori (Oscad) ha dato il via ai lavori. “Ricorre quest’anno il decennale della nascita dell’Oscad ed è importante combattere e monitorare crimini d’odio che colpiscono non solo la vittima ma l’intera collettività. È necessario porsi come antagonisti dell’odio”.
Con queste parole il prefetto Rizzi ha lasciato la parola al ministro dell’Interno Luciana Lamorgese. “I giovani – ha ricordato il Ministro – rappresentano il futuro del Paese, ma devono avere la cultura della memoria, devono conoscere, comprendere, capire, che quello che è stato un tempo, non può più ripetersi. Oggi assistiamo ad episodi che diversificano le persone in base alla razza, alla lingua, al colore della pelle, agli orientamenti sessuali – ha continuato Luciana Lamorgese- e questo oggi non è più accettabile. Si cerca di nascondere il proprio essere per non incorrere in episodi di violenza. Perché ci deve essere una violenza di fronte a una diversità? Il compito della politica, delle istituzioni, è soprattutto quello di rendere il nostro Paese inclusivo, perché anche la diversità può essere un arricchimento per il nostro Paese. Vorrei che la società attuale sia inclusiva e che non avesse queste contrapposizioni così nette su determinati aspetti. Ognuno può avere un’idea diversa dagli altri, ma ci sono modi civili per poter discutere. Molto importante – ha concluso la titolare del dicastero dell’Interno – è la prevenzione, quando si arriva alla repressione significa che la prima parte non ha funzionato, ma è sulla prevenzione che dobbiamo lavorare”.
Moderatore del convegno il giornalista Paolo Berizzi che ha presentato man mano tutti gli argomenti previsti nell’incontro, dalla discriminazione religiosa a quella etnica, dall’omo/transfobia al più recente odio in Rete e quello rivolto alla disabilità.
Per la tematica sulla discriminazione religiosa/antisemitismo sono intervenuti padre Ibrahim Faltas, frate francescano, parroco di Gerusalemme impegnato nel promuovere il dialogo tra israeliani e palestinesi; Nando Tagliacozzo sopravvissuto all’olocausto e l’imam Yahya Pallavicini, presidente della comunità religiosa islamica italiana. A seguire è intervenuto il ministro delle Pari opportunità Elena Bonetti.
“Oggi servono politiche per l’eliminazione di qualsiasi forma di odio – ha detto il ministro Bonetti – compito primario delle istituzioni è di ritornare ad essere presidio nel Paese attraverso la necessaria azione di governo, ma anche di promuovere le dinamiche della società civile capaci di incarnare questa scelta fondante del nostro essere cittadini e del nostro essere Stato italiano, per rendere ragione di quella memoria che siamo chiamati a portare avanti e per dare risposte alle nuove forme di odio che si stanno insinuando nella nostra società. L’odio cambia oggetto, c’è sempre un nemico diverso. Le pari opportunità che la costituzione ci chiede di garantire – ha concluso il Ministro – le potremo raggiungere laddove sapremo riconoscere che non siamo tutti uguali, che siamo chiamati a riconoscere la diversità di cui ciascuno è portatore, e riconoscere nel valore di questa diversità l’elemento fondante del nostro essere umanità unica”.
La discriminazione di razza/etnia è stata introdotta dal monologo dell’attore Jonis Bascir a cui è seguito l’intervento di Damiano Tommasi, presidente dell’associazione italiana calciatori e calciatrici. Ha partecipato per il razzismo nello sport anche Sara Gama, calciatrice italiana.
Per l’omo/transfobia è stato proiettato un breve stralcio del film “Philadelphia” e c’è stata la partecipazione del leader del movimento Lgbt Imma Battaglia e di Anna Maria Giannini, professore ordinario di psicologia della Sapienza Università di Roma.
L’argomento che riguarda l’odio in Rete e la disabilità è stato anticipato da un estratto del cortometraggio “Due piedi sinistri”; sono intervenuti poi Robin Sclafani, direttore dell’Ong internazionale contro discriminazioni “Ceji“, il padre di Valerio Catoia, il giovane atleta di nuoto con sindrome di Down che ha salvato una bambina di 10 anni dal mare e infine Cecilia Camellini, nuotatrice paralimpica tesserata per le Fiamme oro, il Gruppo sportivo della Polizia di Stato.
Un approfondimento agli argomenti trattati durante il convegno si può trovare nella rivista di Poliziamoderna del mese di gennaio.