Mondiali di pugilato: Aziz Abbes Mouhiidine vince un argento “stretto”

Aziz Abbes MouhiidineSul ring della Humo arena di Tashkent (Uzbekistan) il pugile delle Fiamme oro Aziz Abbes Mouhiidine fa il bis e, dopo quella vinta a Belgrado nel 2021, conquista la seconda medaglia d’argento della sua carriera ai Campionati del mondo elite di pugilato.

Per arrivare a combattere la finale per il titolo iridato il portacolori delle Fiamme oro ha eliminato ai sedicesimi il kazaco Oralbay (4-0), poi l’ecuadoriano Castillo (4-1), il rappresentante del Tagikistan Boltaev (5-0) e in semifinale l’armeno Manasyan (5-0).

Aziz Abbes Mouhiidine“Ringrazio tutte le persone che hanno fatto il tifo per me e mi hanno seguito. Ora si pensa alle qualificazioni olimpiche”. Queste le parole di un atleta che è un campione e come tale non si abbandona a recriminazioni per aver visto sfumare la medaglia d’oro, assegnata al suo avversario, il russo Muslim Gadzhimagomedov, già campione del mondo nel 2019 e argento olimpico a Tokyo 2020, dopo un’attenta revisione del verdetto da parte della giuria.

Aziz Abbes MouhiidineUn primo round assegnato al russo per split decision (3-2), cioè con decisione non unanime. Nei secondi tre minuti del match il nostro portacolori si aggiudica il round in maniera incontestabile per 4-1, grazie al suo ritmo elevato e una qualità di colpi migliore rispetto all’avversario. Nella terza parte dell’incontro Aziz è avanti in due cartellini (20-18), il russo in uno (20-18) mentre gli altri due sono in parità. Nel finale viene deciso il ribaltamento e la vittoria del russo, nonostante Mouhiidine fosse stato più aggressivo e incisivo, con Gadzhimagomedov che ha replicato agli attacchi ma senza la limpidezza dell’italiano.

Siena: sequestrati 27 chili di droga nel frigo, due arresti

Siena drogaNascondevano la droga nel frigorifero, ma sono state tradite dal forte odore di hashish proveniente dal loro appartamento alla periferia di Siena. Due giovani donne, 23 e 25 anni, sono state arrestate al termine di una perquisizione dai poliziotti della Squadra mobile di Siena.

Mentre gli agenti erano impegnati in un servizio finalizzato al contrasto del traffico di droga si sono insospettiti, quando hanno notato un uomo che entrava e usciva velocemente con un borsone da uno stabile per poi allontanarsi con la propria auto. I sospetti degli investigatori hanno avuto conferma man mano che si avvicinavano all’edificio, il forte odore di hashish proveniva proprio dalle finestre della casa in cui era entrato l’uomo.

Nel frigorifero del monolocale in uso alle due ragazze meticolosamente custodito, gli agenti, hanno trovato un totale di 24 chili di hashish, suddivisi in 239 panetti di droga, a loro volta distribuiti in 21 buste di cellophane trasparente sigillate in sottovuoto; 1 altro chilo e 300 grammi della stessa sostanza suddivisa in ovuli da 10 grammi ciascuno e due panetti di hashish di forma circolare del peso di un chilo.

Fuori dal frigo, sono state trovate, inoltre, diverse dosi di marjuana e 2 grammi di eroina distribuiti in quattordici piccole dosi.

Secondo gli investigatori il monolocale fungeva da laboratorio di confezionamento della droga; trovati, infatti, buste in cellophane, ritagli di carta da forno, piccole confezioni circolari di vetro contenute in vari barattoli, macchina per il sottovuoto, bilancini di precisione e coltelli di varia dimensione incrostati dell’hashish tagliato.

Nel corso della perquisizione sono state trovati, anche 37mila euro in contanti, probabile provento dell’attività di spaccio.

Vittorio Pisani è il nuovo capo della Polizia

Il capo della Polizia Vittorio PisaniIl prefetto Vittorio Pisani è il nuovo capo della Polizia. A nominarlo al vertice del dipartimento della Pubblica Sicurezza è stato, oggi, il Consiglio dei ministri.

Catanzarese di nascita, 56 anni, Vittorio Pisani è stato funzionario e dirigente della Polizia di Stato per gran parte della sua carriera.

Il capo della Polizia Vittorio PisaniDal 1990 al 2012 si è occupato del contrasto alla criminalità organizzata campana, sia alla Squadra mobile di Napoli che al Servizio centrale operativo della Polizia di Stato, contribuendo alla cattura di importanti latitanti di camorra come i boss del clan dei Casalesi Michele Zagaria e Antonio Iovine.

Dal 2012 al 2019, presso la Direzione centrale dell’immigrazione e della Polizia di frontiere, si è specializzato nella gestione dell’attività di Polizia connessa al fenomeno migratorio, dirigendo il Servizio immigrazione per cinque anni.

Il prefetto Lamberto GianniniDal luglio 2019 ricopriva l’incarico di vicedirettore dell’Agenzia informazioni e sicurezza interna (AISI). Come Capo della Polizia succede a Lamberto Giannini, nominato prefetto di Roma.

Polizia postale: 25 anni in Rete

Oggi pomeriggio, a Roma, la Polizia di Stato ha celebrato il 25° anniversario dell’istituzione del Servizio polizia postale. (Foto)

L’evento si è svolto alla Lanterna Rome ed ha visto coinvolti, in una tavola rotonda moderata dal giornalista del Tg1 Alessio Zucchini, il capo della Polizia Lamberto Giannini, il direttore del Dis (Dipartimento delle informazioni per la sicurezza) Elisabetta Belloni, il direttore generale dell’Acn (Agenzia per la cybersicurezza nazionale)  Bruno Frattasi, il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo Giovanni Melillo e il sottosegretario di Stato al ministero dell’Interno Emanuele Prisco, delegato dal Presidente del Consiglio dei ministri.

Alberto Angela ai 25 anni della polizia postaleLa giornata celebrativa è stata impreziosita dalla generosa partecipazione del giornalista e divulgatore scientifico Alberto Angela, che ha sottolineato l’importanza del lavoro svolto dagli specialisti della Polizia postale soprattutto a tutela dei minori, informandoli sui rischi della Rete, e degli anziani.

Il capo della Polizia Giannini, nel suo intervento, ha sottolineato “Sin dal 1998 la Polizia postale, e quindi la Polizia di Stato, ha sempre adempiuto al mandato di essere vicino alle persone ed è per questo che noi stiamo cercando di esserelo stando al passo con i tempi. A breve entrerà in funzione una nuova Direzione che unirà le competenze della Polizia scientifica con quelle della Polizia postale con cui andremo verso nuove frontiere sempre con lo stesso obiettivo: tutelare il cittadino in tutte le declinazioni, partendo dai più fragili, i più indifesi, i bambini, fino ad arrivare alle aziende, che possono essere vittime di attacchi hacker. Il nostro obiettivo è quello di esserci sempre, facendolo insieme come sistema di sicurezza del Paese”

Il Servizio polizia postale nacque con il decreto istitutivo del primo marzo 1998, e tra i principali compiti aveva quelli di tutelare i servizi postali e delle telecomunicazioni, reprimere i reati contro l’inviolabilità della corrispondenza, vigilare gli uffici postali, garantire servizi di scorta per le operazioni di trasporto di valori, tutelare il diritto d’autore e delle radiofrequenze, attività basate sulla carta e sulla corrispondenza. 

25 anni Polizia postalePoi il mondo è diventato digitale, portandosi dietro anche importanti tipologie di crimini, che oggi sono il focus della nuova polizia postale.
Crimini finanziari, pedopornografia, cyberterrorismo, sono le nuove frontiere sulle quali i poliziotti della Postale si confrontano quotidianamente, affrontando un mondo in continua evoluzione, nel quale sono il principale baluardo a tutela di tutti coloro che ormai, ineluttabilmente, navigano nel web per i più disparati motivi.

L’esigenza di essere al passo con le trasformazioni della società digitale ha portato alla recente ristrutturazione della Polizia postale che sta vivendo un importante processo di rilancio ed evoluzione. A livello centrale è stata creata la Direzione centrale per la Polizia scientifica e la sicurezza cibernetica e, a livello territoriale, sono stati potenziati quelli che oggi prendono il nome di Centri operativi per la sicurezza cibernetica (Cosc), che sono 18 e con competenza regionale e le Sezioni operative per la sicurezza cibernetica, che sono 82 con competenza provinciale.

La riorganizzazione della rete territoriale mira a potenziare l’attività operativa in due settori di competenza prioritari: la lotta ai reati contro la persona commessi attraverso Internet, con particolare attenzione alla tutela dei minori online, e la protezione degli asset economico-strategici, per la quale giocano un ruolo fondamentale il Centro nazionale anticrimine per la protezione delle infrastrutture critiche (Cnaipic), a livello centrale, e i Nuclei operativi per la sicurezza cibernetica (Nosc) sul territorio.

La polizia postaleMa oltre l’attività repressiva, la Polizia postale svolge attività di tipo preventivo-informativo. Infatti, mediante alcune campagne come “Una vita da social”, gli operatori di polizia sensibilizzano giovani e adulti sulla sicurezza dei nostri dati sul web e sull’uso consapevole della Rete, istruendoli su tematiche come il cyberbullismo o la pedopornografia.

Proprio in occasione del 25° anniversario la Postale ha coinvolto ancora i cittadini, in particolare gli studenti dell’istituto scolastico cinematografico Rossellini di Roma, che hanno realizzato un video dedicato proprio all’attività svolta dagli operatori della Postale e che evidenzia l’evoluzione nel tempo del loro lavoro.

Durante l’evento è stato infine presentato il nuovo scudetto della Polizia postale che, accanto al recupero della tradizione, con il richiamo allo storico rapporto con Poste Italiane, ha sullo sfondo la rete che rappresenta l’interconnessione tra gli uffici che operano a tutela dei cittadini.

Crotone: immigrazione clandestina, 29 arresti

Per 10 mila euro circa garantivano ai migranti l’arrivo in Italia attraverso la cosiddetta “rotta balcanica marittima”. Sono 29 le ordinanze di custodia cautelare emesse dal tribunale di Catanzaro a conclusione dell’indagine dei poliziotti della Squadra mobile di Crotone nei confronti dei componenti di un’organizzazione criminale operante tra l’Italia, la Turchia e la Grecia.

Le fasi dell’operazione di oggi sono state dirette dalla Dac (Direzione centrale Anticrimine) e condotte dallo Sco (Servizio centrale operativo) con la collaborazione della Squadra mobile di Brindisi, Foggia, Grosseto, Imperia, Lecce, Milano, Torino e Trieste e la partecipazione di Europol e Interpol.

Oltre a favorire l’immigrazione clandestina, gli indagati erano specializzati anche nel riciclaggio del denaro derivante dall’attività illecita.
Il gruppo ben articolato in cellule presenti in Italia e all’estero, pur con compiti differenti, avevano l’obiettivo di far arrivare i migranti in Italia a bordo d’imbarcazioni tipo veliero con partenza dalla Turchia e dalla Grecia con destinazione finale al Centro-Nord Europa.

L’indagine iniziata nel 2018 ha svelato come fosse stato creato un sistema di accoglienza illegale, organizzato tra l’estero e i diversi capoluoghi italiani coinvolti che comprendeva anche il vitto e l’alloggio nelle diverse tappe (Crotone, Lecce, Brindisi, Foggia, Grosseto, Imperia, Milano, Torino, Trieste) e al quale i migranti si affidavano completamente fin da quando prendevano i primi contatti con la cellula turca nel quartiere di Aksaray.

Stabilito il prezzo per il trasferimento fino in Nord Europa, che poteva essere compreso tra i 7 e i 15 mila euro, i migranti corrispondevano una prima parte del denaro mediante il sistema hawala per raggiungere il confine con la Grecia, in genere nella città di Salonicco. Alla cellula greca consegnavano la seconda parte del denaro per entrare in Grecia da dove poi si imbarcavano per il Sud Italia.

Le località di sbarco nel nostro Paese venivano concordate ogni volta con la cellula italiana che con 500/ 600 euro favoriva il trasferimento verso il confine con la Francia e la Slovenia.

Infine, da Ventimiglia o Trieste, i migranti pagavano un ulteriore prezzo, concordato da un tariffario, per superare il confine a bordo di camion, treni o taxi, in relazione alle disponibilità economiche degli stessi; se qualcuno non fosse stato in grado di pagare le somme stabilite, sarebbe rimasto bloccato in Italia nel luogo di raccolta.

L’indagine ha messo in luce anche come avveniva il riciclaggio del denaro proveniente da tale attività. L’organizzazione si avvaleva di prestanome che prelevavano i soldi da una cassa comune dove convergeva il denaro dei migranti per poi trasferirlo all’estero tramite il sistema Money Transfer.