Terni: eroina camuffata da valigie, 16 arresti con l’operazione “Alì Park”

Rifornivano di eroina le piazze di spaccio ternane e parte del mercato toscano, importando la droga dal Pakistan, ma la loro attività illecita è stata interrotta grazie all’operazione antidroga “Alì Park”.

Il bilancio dell’attività, portata a termine da Polizia di Stato e Guardia di finanza, è stato di sedici arresti dieci dei quali eseguiti questa mattina in esecuzione delle ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal Giudice per le indagini preliminari di Perugia con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti; gli altri sei arresti sono stati eseguiti in flagranza di reati connessi agli stupefacenti durante le indagini, iniziate nel marzo dello scorso anno.

L’attività investigativa ha preso il via sugli sviluppi dei controlli svolti su un corriere della droga fermato a Ventimiglia, dalla Squadra mobile di Terni.

L’indagine è proseguita con il supporto del Servizio centrale operativo, della Direzione centrale per i servizi antidroga e del Servizio polizia scientifica, arrivando così a fare luce sull’attività e sulla struttura di un’organizzazione criminale che, con il traffico e lo spaccio di droga, guadagnava migliaia di euro al mese.

Molto importante, ai fini del buon esito dell’operazione, è stata la collaborazione con la sezione antidroga del Gruppo d’investigazione sulla criminalità organizzata (Gico) della Guardia di finanza di Ancona, che ha portato agli arresti in flagranza di reato e al sequestro di circa 12 chili di eroina e 300 grammi di cocaina.

Ingegnoso il metodo escogitato dai criminali per cercare di occultare lo stupefacente durante il trasporto, che avveniva per lo più in aereo.

L’eroina veniva trasportata in forma solida, tipo plastica o gomma per il rivestimento interno delle valigie, in maniera perfettamente occultata; una volta giunta a Terni, veniva sottoposta ad una particolare procedura chimica per riacquisire la consistenza originale.

All’esecuzione delle misure cautelari hanno partecipato, oltre alla Guardia di finanza di Ancona, i commissariati di Empoli e Voghera, le Squadre mobili di Roma e Pavia, il Reparto prevenzione crimine Umbria-Marche, unità cinofile di Nettuno e un elicottero della Polizia di Stato.

Arrestato a Bologna rapinatore seriale

Un rapinatore seriale è stato arrestato a Bologna dagli uomini della Squadra mobile dopo esser stato identificato come l’autore di una serie di rapine nel centro cittadino.
A tradire il 48 enne bolognese sono stati dei tatuaggi che l’uomo ha su entrambe le mani e il lavoro certosino degli agenti nel guardare ore e ore di filmati delle telecamere di video sorveglianza per “beccarlo” senza travisamento e scoprirne il volto.

L’uomo si introduceva negli esercizi commerciali e sotto la minaccia di un coltello si faceva consegnare l’incasso della giornata e anche il contenuto del portafogli dei commessi o dei proprietari dei negozi.

Fermato nel centro di Bologna è stato riconosciuto e trovato in possesso anche del cutter con il manico blu descritto tante volte dalle vittime minacciate. È accusato di almeno altre 4 rapine avvenute negli ultimi mesi in città.

Reggio Emilia: operazione “Billions”

Eseguite questa mattina su tutto il territorio nazionale, 51 misure cautelari, di cui 22 in carcere, nei confronti degli appartenenti ad un’organizzazione criminale specializzata in frode fiscale, bancarotta e riciclaggio.

L’operazione denominata “Billions” è la conclusione di un’indagine della Squadra mobile di Reggio Emilia in collaborazione con il Servizio centrale operativo (Sco) e con il Nucleo di Polizia economico finanziaria della Guardia di finanza. Sono stati sequestrati beni per un valore di oltre 24 milioni di euro e tra gli arrestati anche un esponente di spicco della criminalità calabrese negli anni ’90.

L’organizzazione era specializzata nell’offrire “servizi” di emissione di fatture per operazioni inesistenti, consentendo così alle imprese beneficiarie l’abbattimento dei propri redditi imponibili.

Particolarmente articolata nei ruoli e nelle competenze, l’organizzazione criminale era specializzata anche nel riciclaggio di denaro, nell’autoriciclaggio e nella commissione di reati di bancarotta fraudolenta.

I capi gestivano dieci cellule operative che potevano contare su società di comodo (delle vere e proprie cartiere) per la emissione di fatture per operazioni inesistenti.

I vertici dell’organizzazione controllavano anche i “prelevatori” professionali di denaro da sportelli bancomat e i procacciatori di società interessate ad ottenere servizi finanziari illegali.

Infine, nel gradino più basso dell’organizzazione c’era una schiera di “prestanome” titolari di tante società “cartiere” che non avevano alcuna struttura aziendale e che servivano solo per produrre fatture false.

Gli investigatori sono riusciti a ricostruire una movimentazione di denaro di oltre 240 milioni di euro; di questi 50 sono stati movimentati con prelievi di denaro contante.  L’ammontare del giro di fatture false emesse è stato calcolato in 80 milioni di euro con un’imposta evasa quantificata in circa 24 milioni di euro.

Per prima cosa avveniva il pagamento integrale della fattura falsa da parte dell’impresa beneficiaria; poi questa disponibilità di denaro veniva prelevata in contanti dai “prelevatori”, individui pagati dall’organizzazione con il compito di recarsi presso vari uffici postali ed effettuare più prelievi.

Infine il denaro veniva consegnato ai capi dell’associazione che lo restituivano alle imprese beneficiarie, al netto di una commissione per il “servizio” prestato.

Tra i reati contestati anche l’autoriciclaggio che gli organizzatori effettuavano attraverso società create proprio per quello scopo. Gli investigatori hanno scoperto che gli indagati inviavano bonifici all’estero in favore di imprese comunitarie sempre controllate da loro stessi, giustificando i movimenti finanziari come pagamento di acquisti fittizi, i fondi così trasferiti, venivano poi reinvestiti in attività commerciali localizzate sempre all’estero e riconducibili all’organizzazione criminale.

Durante le indagini è stato accertato che gli indagati si sono resi responsabili anche di reati fallimentari; hanno portato al fallimento quattro società usate come cartiere, distraendo, in larga parte attraverso prelevamenti in contanti, complessivamente più di 7 milioni di euro.

Infine, e non da meno, tra gli indagati risultano anche 9 persone beneficiarie di reddito di cittadinanza per cui è stata chiesta la revoca e il recupero delle somme indebitamente percepite.

Olivia Petillo

Roma: firmato protocollo tra Polizia criminale e Ordine dei giornalisti

accordo tra direzione centrale polizia criminale e ordine dei giornalistiÈ stato sottoscritto questa mattina a Roma, nella sede della Direzione centrale della polizia criminale, un accordo tra il vice capo della Polizia Vittorio Rizzi e il presidente del Consiglio nazionale dell’ordine dei giornalisti Carlo Verna.

L’accordo, che avrà una validità biennale, ha come fulcro l’attività formativa ritenuta strategica, per le Forze di polizia così come per i giornalisti.

Il linguaggio della comunicazione può, nelle strategie delle Forze dell’ordine, influire positivamente nella percezione della sicurezza, così come la conoscenza approfondita dei fenomeni criminali può garantire ai giornalisti la capacità di produrre informazioni di qualità.

In particolare, il Protocollo prevede la partecipazione reciproca ad incontri di studio o di ricerca, corsi e seminari organizzati rispettivamente dal Consiglio nazionale e dalla Direzione centrale della polizia criminale, aperti a funzionari e ufficiali delle Forze di polizia e a giornalisti iscritti all’Ordine.

accordo tra direzione centrale polizia criminale e ordine dei giornalistiL’intesa si colloca nella collaborazione già esistente per il contrasto al fenomeno degli atti intimidatori nei confronti dei giornalisti.

Tale fenomeno costituisce l’oggetto dello specifico Centro di coordinamento presieduto dal ministro dell’Interno, che ha un suo Organismo permanente di supporto, presieduto dal prefetto Rizzi.

Cocaina dai Paesi Bassi, 14 arresti tra Napoli e Caserta

Le Squadre mobili di Napoli e Caserta hanno eseguito un’ordinanza cautelare nei confronti di 14 persone accusate di traffico internazionale e spaccio di sostanze stupefacenti. Con lo stesso provvedimento è stato anche disposto il sequestro di beni immobili, autovetture, motoveicoli, conti correnti e quote societarie.

Le indagini hanno preso spunto dall’incendio sviluppatosi il 14 giugno 2018 in un bar di Napoli gestito da una delle società riconducibili agli indagati.

L’attività investigativa ha evidenziato come il gruppo criminale, che importava grandi quantità di droga dai Paesi Bassi, fosse riferibile alla famiglia Bonavolta, a sua volta inserita nel cartello camorristico dei Mazzarella.

Durante l’indagine sono state effettuate numerose intercettazioni, telefoniche e ambientali, con diversi sequestri di sostanze stupefacenti e somme di denaro in contanti.

Particolarmente rilevante fu l’arresto di uno dei corrieri fermato mentre tornava dall’Olanda con circa 7 chili di cocaina, e il sequestro di oltre 557mila euro in contanti trovati in possesso di altri due corrieri che stavano andando all’estero ad acquistare delle partite di droga.

In caso di problemi relativi alla restituzione del denaro, l’organizzazione criminale non disdegnava l’utilizzo della violenza, come nel caso del sequestro di persona nei confronti del cognato di uno dei corrieri che aveva contratto un debito di 350mila euro per l’acquisto all’estero della cocaina.