Gabrielli a Brescia per ricordare il commissario Alcamo

Questa mattina, alla presenza del capo della Polizia Franco Gabrielli, è stato intitolato il parco pubblico antistante la questura di Brescia alla memoria del commissario Morello Alcamo.

Nel suo intervento il capo della Polizia Franco Gabrielli ha elogiato la figura di Morello Alcamo come uomo e studioso che con le sue tante qualità ha voluto dedicare la vita a servire lo Stato. Il prefetto Gabrielli ha poi sottolineato che “Tutti coloro che frequenteranno questo pezzo di città e incroceranno con lo sguardo il nome del nostro collega in qualche modo si riapproprieranno del proprio sentirsi Stato”.

Alla cerimonia hanno partecipato il questore di Brescia Vincenzo Ciarambino e le autorità civili e religiose della città.

Per l’occasione è stata inaugurata anche la palestra all’interno del parco con una dimostrazione da parte degli atleti delle Fiamme oro della Polizia di Stato a cui è seguita quella sportiva di alcuni studenti del liceo “Gianni Brera”, di Brescia.

Il prefetto Gabrielli, prima di raggiungere la Questura per l’intitolazione, ha fatto visita anche alla mostra itinerante “Frammenti di Storia” curata dal Servizio Polizia scientifica e allestita nel Salone vanvitelliano del Palazzo della Loggia. Tra le tavole il lavoro della Specialità in occasione della strage di piazza della Loggia del 1974 e negli omicidi dei coniugi Serramondi nel 2015.

La mostra, che resterà aperta per tutta la giornata di oggi, racconta l’attività svolta nel tempo, dalla Polizia scientifica nel territorio bresciano.

Parma: tassi usurari a persone in difficoltà, fermata coppia

Tassi di interesse che arrivavano fino al 450 per cento a cittadini e piccoli imprenditori, della provincia di Parma.

I responsabili sono due, una coppia, ex collaboratori di giustizia, con precedenti per traffico di sostanze stupefacenti e legati ad un’organizzazione criminale di stampo mafioso, residenti a Parma da 10 anni, arrestati stamattina dai poliziotti della Squadra mobile.

L’uomo, con la complicità della moglie, era disponibile ad “aiutare” persone che avevano bisogno di denaro per far fronte a esigenze di carattere familiare o lavorative, passando poi ad erogare prestiti a fronte dei quali imponeva tassi di interesse che si aggiravano tra il 130 e il 450 per cento.

Che intorno a loro ci fosse qualcosa di strano se ne erano resi conto gli agenti della questura, messi in allerta da un tenore di vita ben superiore alle possibilità consentite dallo stipendio percepito.

Da qui sono partite le indagini sul conto dell’uomo e su quello della compagna. È emerso che i due erano gli effettivi titolari di un negozio in città, formalmente intestato a un prestanome, e rilevato da una donna, poi assunta come dipendente.

Partendo da questi primi elementi e poi unendovi le dichiarazioni dell’ex titolare del negozio e di altre persone che per vari motivi erano entrate in relazione con la coppia, gli uomini della questura hanno avuto conferma che i due avessero effettivamente un’importante disponibilità economica ed erogassero prestiti a persone in difficoltà pretendendo la restituzione con tassi di interesse esorbitanti.

In occasione delle perquisizioni effettuate al domicilio e nel negozio, sono stati ritrovati cambiali e assegni bancari riconducibili alle vittime ma anche 20 proiettili calibro 45 colt detenuti dall’uomo.

Rapina milionaria ad un portavalori a Milano, 7 arresti

Erano armati fino ai denti quando, il 15 ottobre 2016, misero a segno una rapina ad un portavalori che trasportava gioielli per un valore che si aggirava attorno ai 4 milioni di euro. Stamattina sette persone, tutte di origine pugliese, sono state arrestate dai poliziotti della Squadra mobile di Milano con la collaborazione dei colleghi di Foggia e della Scientifica di Milano.

Nel corso della rapina, avvenuta in via La Cava a Bollate, nell’area metropolitana di Milano, furono sottratti gioielli storici della ditta Bulgari, collezione “Heritage” e gioielli di altre prestigiose case. Nella circostanza due furgoni, dopo essere usciti dalla sede della ditta, furono bloccati da persone travisate con passamontagna e armate, arrivate sul posto a bordo di tre auto.

Gli stessi, con una motosega, aprirono la carrozzeria del furgone e prelevarono i gioielli dopodichè scapparono a bordo di due vetture mentre una restò sul luogo della rapina.

Le indagini sono iniziate con l’analisi dei traffici delle celle telefoniche attraverso cui è stato possibile risalire alle utenze usate dai rapinatori. 

Inoltre, nel prelevare il bottino, uno dei rapinatori si era ferito con la lamiera, procurandosi una ferita dalla quale era uscito del sangue. Da qui i poliziotti hanno estrapolato un profilo genetico valido che, confrontato con uno degli indagati nel corso di una perquisizione, ha dato riscontro positivo.